Vino e Musica: Degustazioni sensoriali fra vino, note ed emozioni

 

Il vino e la musica sono parte della stessa magia: artisti che modellano e duettano con la materia, la trasformano, interagiscono con essa per donarci esperienze sensoriali ed emozioni.

Il vignaiolo “suona” la vigna e il vitigno per creare un’armonia unica e mai uguale a se stessa.

Il musicista “coltiva” voce e strumenti per creare un blend unico, a volte irripetibile.

Ad unirli l’arte, la passione, ma soprattutto la sensorialità.

Da anni ho dedicato la mia passione e il mio impegno professionale al racconto del vino quale tramite di altre eccellenze, quali appunto l’arte e la musica.

La “contaminazione” è diventata il fulcro del mio progetto di vita: fondere idee, emozioni, culture e arti diverse eppure così compatibili per creare nuovi “abbinamenti”, nuove armonie.

In questi giorni “strani” i termini contatto e contaminazione non sono certo popolari e ci ritroviamo spesso lontani nel vivere e condividere emozioni ed esperienze.

Nell’ascoltare un concerto on line, nel godere di un film via cavo, nel brindare sul web a distanza non dobbiamo dimenticare la natura “suppletiva” di questi mezzi.

Ci sono emozioni che non possono essere trasferite in streaming e sfumature che non riusciremo mai a condividere in remoto.

Sono la parte più nobile e umana di noi. Sono l’essenza di ciò che siamo e che ci rende diversi da qualsiasi altro essere vivente su questo piccolo grande pianeta.

                                                                                                                                                                      Daniele Graziano

 

La storia di Planet Waves

Collisioni. La vita è spesso cadenzata da collisioni accidentali: idee, progetti, persone che si incrociano per caso o per scelta per poi far nascere da questi incontri fusioni tanto nuove quanto inusuali, spesso spiazzanti e travolgenti.

Collisioni è anche il nome dell’agri-festival di vino, musica, letteratura e pensieri che si tiene a Barolo dal 2009. Limitandoci al vino e alla musica, se uno dei migliori vini al mondo incontra alcuni fra i più grandi artisti musicali viventi…la fusione non può che essere magica.

Nel 2012 l’ospite d’onore è un “giovane” 71enne del Minnesota, Robert Allen Zimmerman, in arte Bob Dylan: un’icona, un’istituzione, un poeta. I suoi versi hanno scosso, travolto e cambiato la vita di tre generazioni di giovani vecchi come lui o di vecchi poi tornati giovani, come tanti suoi fans. A rendere onore alla sua poetica in note e versi si unirà quattro anni più tardi anche l’Accademia svedese. Nobel per la letteratura e tanti saluti ad un’altra barriera fra le arti.

Fusioni appunto, a volte casuali, a volte fortemente volute.

Come quella di Bob & Antonio. Il Bob lo conosciamo, e Antonio chi è?

 

Facciamo un passo indietro: due anni prima del Nobel (di Dylan, non mio) mi ritrovo on the road, in viaggio fra le regioni italiane e, in un agosto assolato, sosto qualche giorno fra le colline di Numana, nel Parco del Conero. Siamo in provincia di Ancona, in quel lembo di terra dove il mare ha modellato un promontorio unico sia per bellezza che per caratteristiche territoriali, tra le patrie elettive dei Montepulciano più intensi.

Poco distante dal centro, immersa fra colline di un’imbarazzante bellezza, sorge un’azienda enologica, una fattoria: Fattoria le Terrazze. Dal 1882 è proprietà della famiglia Terni e da qualche decennio è guidata da Antonio. Entro, degusto tutta la gamma dei vini e non posso non notare, quasi nascosto fra le riserve, un vino con un nome strano, avvolto da un alone particolare. Il suo nome: Vision of J.

 

Degustando e chiacchierando con Antonio Terni scopro che come Bob anch’egli è stato un giovane vecchio: nato a Buenos Aires (dove la famiglia risiedeva per sfuggire alle leggi razziali), emigrato poi a Milano, ha vissuto intensamente gli anni ’60 tuffandosi in quel mix culturale irriproducibile che generò una piccola grande rivoluzione culturale.

Laureato in ingegneria nucleare decide di ritirarsi nella tenuta di famiglia, il vino diventa la sua vita.

Fra le sue fonti di ispirazione, musicali e di vita, indovinate? Bob Dylan, la sua musica, i suoi versi.

Bob Dylan…Vision of J…ed ecco che illuminato dal terzo calice di Montepulciano finalmente ci arrivo: Vision of Johanna, da Blonde on Blonde (1966)!

Tra gli album preferiti del sottoscritto, di Bob stesso e ovviamente di Antonio.

Un vino raro, Montepulciano in purezza (100%) prodotto solo nelle migliore annate e da  un vigneto particolarmente vocato: una piccola preghiera laica dedicata alla musica, al vino e alla vita.

Mentre metto le mani su un paio di bottiglie del 2006, scopro che non è finita qui…

 

Se fosse una sceneggiatura di un film la definiremmo troppo fantasiosa…ed invece è la realtà: Antonio, cha ama e segue Dylan, riceve un mesaggio dal manager dell’artista, Jeff Rosen: Bob Dylan è interessato a produrre un vino con te, parliamone. Vision of J era stato profetico e forse il ponte necessario per costruire un nuovo progetto.

Terni ovviamente accetta di buon grado e di lì a poco nasce il vino targato Dylan: si chiamerà “Planet Waves”, blend di Montepulciano e Merlot, ormai fuori catalogo e assurta a bottiglia di culto.

Nel girare la bottiglia troviamo alcune parole a suggellare questo strano matrimonio, il senso in versi di tutto il progetto: “Cosa ha spinto due uomini, da angoli opposti del mondo, a mettere i loro nomi su una bottiglia di vino rosso italiano? Destino? Fato? Coincidenza? Planet Waves”.

 

Il Talmud, testo sacro dell’ebraismo, recita: “Un uomo dovrebbe costruire una casa, piantare un vigneto e quindi sposare una moglie!”. Check, check, check.

Gli esperti dylaniani  non saranno sorpresi perché abituati a magnificenze di ogni ordine e grado.

Cos’è produrre un vino rispetto ad carriera costellata di sfide e di premi che spaziano da ormai ovvi dischi di platino fino al Golden Globe, al Nobel, all’Oscar e al Pulitzer (in rigoroso ordine alfabetico)?

Per i meno avvezzi…anche se inconsapevolmente, Dylan è ovunque nella vostra vita di appassionati di musica!

Un esempio: amate i videoclip? Si, stiamo parlando dei video musicali dei vostri artisti preferiti.

Ebbene il 24enne Bob è stato protagonista del primo videoclip della storia della musica (Subterranean Homesick Blues, da Bringing It All Back Home, 1965): cartelli che sfilano via a suon di musica…e si, addio all’originalità di Love Actually e della scena che pensavate tanto cool della dichiarazione d’amore alla porta.

Dopo avervi distrutto uno dei più amati film natalizi di sempre, mi preme farvi notare che i due personaggi che appaiono sullo sfondo del video di Dylan sono Allen Ginsberg, poeta e guru della Beat Generation, e Bob Neuwirth, cantautore e collaboratore di Dylan e Janis Joplin (anche la sua firma sulla famosa Mercedes Benz).

Insieme al celebre cantautore britannico Donovan e a Bob stesso, furono essi stessi a scrivere i cartelli la sera prima del video, probabilmente persi fra vino, confronti sull’arte e discorsi sulla vita.

Quando si dice quattro amici qualunque al bar.

Se vi interessa approfondire sorseggiando un calice, il tutto è immortalato da due celebri documentari: Dont look back, 1967 di Pennebaker e No Direction Home: Bob Dylan, 2005 di Martin Scorsese.

 

Ah! Per inciso, quell’album fu scritto nell’estate del ’64, in una località sempre qualsiasi di nome…Woodstock.

Il processo creativo? Ce lo racconta Joan Baez – amica, compagna, amante, musa di Dylan (e di Steve Jobs), donna mostruosamente importante per la cultura e la musica americana – che ricorda:

«… per la maggior parte del tempo, Bob restava seduto alla macchina da scrivere in un angolo della sua stanza, bevendo vino rosso e fumando una sigaretta dopo l’altra”.

Ma dai? Chi l’avrebbe mai detto.

Tornando al nostro Planet Waves, gli appassionati di musica avranno notato un riferimento, quello ad un altro album del cantante, “Planet Waves” appunto del 1974, lavoro che segna il ricongiungimento con The Band, storici compagni di strada di Dylan (tour del ’66,The Basement Tapes). La chitarra ad accompagnare le melodie dell’artista torna ad essere quella edi Robbie Robertson, tra i musicisti che lo affiancarono nell’incisione di Blond on Blonde da cui è tratto Vision of Johanna di cui sopra.

The Band saranno poi protagonisti del film che ha cambiato definitivamente il linguaggio dei documentari rock: è The Last Waltz, dove – oltre alla presenza di Bob stesso, Neil Young e altri mostri sacri della musica – vengono introdotte riprese dinamiche, montaggi e interviste che oggi rappresentano lo standard della cinematografica musicale.

Il regista? Indovinate un po’…sempre Martin Scorsese.

Fusioni, ricorsi, collisioni, coincidenze: vino e musica.

Arte che chiama altra arte, la voce della terra che si intreccia con quella dell’anima, il blend di due vitigni, di due uomini, di due arti così diverse eppure così dannatamente simili nella propria passionale potenza.

Emozioni che generano altre emozioni e che inducono ad approfondire, scoprire, andare oltre.

Una sensorialità unica che nasce dal matrimonio di aromi e sapori, di note e parole, di pensiero e materia.

Da ascoltare e gustare rigorosamente “live”, che poi significa anche “vivere”.

 

Appunti di degustazione: Rosso Conero Riserva Vision of J 2006

Quest’anno abbiamo degustato l’annata 2006, un vino forse diverso per concezione e struttura dalla versione 2015 oggi in commercio, ma non meno emozionante.

Un’esperienza sensorialmente intensa e “densa”: ad un rosso rubino scuro ed impenetrabile fa eco un olfatto compatto, possente e persistente. Dopo 3-4 ore dall’apertura si libera dal suo manto severo e verticale, restituendoci un frutto maturo con sentori ulteriori di terra bagnata, tartufo, note ematiche e infine leggerissime sfumature di caffè robusto. All’asaggio emerge l’ancora presente freschezza (che porta l’orizzonte ideale di questo vino oltre i 15 anni), ma all’interno di un sorso appagante, equilibrato e sontuosamente tannico.

Un vino da acquistare in più bottiglie per apprezzarne tutte le fasi evolutive.

 

Comunicatore, event manager e formatore.

Con un background da executive manager, da anni ha concentrato le sua attività in formazione, event management e comunicazione.

E’ sommelier e wine communicator, nonché docente enologico in corsi ed eventi enogastronomici.