Congiunti e disgiunti: se ciò che ami e chi amare non sei più tu a sceglierli
Congiunti.
Nel 2020 avreste mai pensato di sentire un capo di stato parlare di congiunti e funerali ad invito, teorizzando libertà e contatti basati su tribali legami di sangue?
E invece eccoli lì: Governo e Stato che si arrogano il diritto di scegliere non solo il se, non solo il come, non solo dove o quando, ma anche con chi condividere la tua vita…e la tua morte.
Imbarazzante.
Un single che vive da solo, magari lontano dalla sua famiglia perché ha fatto del viaggiare in Italia e all’estero la sua carriera, un essere umano che ha anche e soprattutto negli amici e nei compagni di strada la sua affettività, il suo sostegno…ebbene, costui ha forse meno diritti di un “congiunto” che non hai mai cambiato città, la cui famiglia non ha mai cambiato sede e a cui è concesso di visitare ogni parente di ordine e grado scorazzando per tutta la regione?
Qui non c’è destra o sinistra che tenga: questo è semplicemente un paese retrogrado, familista nella sua forma più streotipata, incapace di cogliere i decennali cambiamenti che la società ha messo in atto e vergognosamente indegno di rappresentare un popolo nella sua complessa e stupenda varietà.
La nostra società ridotta ad una polaroid sbiadita
Blateriamo da anni di sostegno alla diversità, di sostegno alla professionalità, di smart working e sostegno economico alla dinamicità imprenditoriale.
Balle.
Questa è la casa delle bambole le cui fondamenta sono marce, i muri incrostati, le tubature intasate ma che resta fedele ad un’immagine sbiadita da slogan e pubblicità anni ’80.
I bimbi sorridenti che giocano al sole hanno lasciato il posto ai topi delle peggiori mafie che infestano le nostre credenze, pasteggiano col nostro cibo e si mescolano coi nostri coinquilini.
Ma nel degrado sociale, economico e politico conserviamo, tuteliamo e difendiamo una polaroid sfocata di un mondo che non c’è più e forse non c’è mai stato.
Come nei peggiori matrimoni in cui i vizi privati fanno da contraltare alle pubbliche virtù, ci affidiamo per l’ennesima volta ad un canone ormai kitsch nella sua ipocrisia.
Speriamo così di nascondere la totale assenza di idee, la mancanza di una strategia sanitaria fra controlli e tamponi, l’ormai acclarata incapacità di avere il coraggio politico di assumere rischi.
“Il comitato scientifico…il parere degli esperti...”: frasi magiche per scaricare l’onere della scelta su medici e scienziati, ma – in caso di successo – attribuirsi velocemente l’onore di aver salvato la nave.
Pavidi.
Stato, famiglia, lavoro: vivere in un mondo senza cultura, arte, sport ed enogastronomia
Stato, famiglia, lavoro.
“Dio, Patria e Famiglia” recitava un noto beneamino vintage delle folle.
Lasciamo stare che Dio lo utilizzasse come tramite per il potere, la Patria l’avesse resa una dittatura e la moglie la cornificasse di continuo.
Si sa, noi italiani siamo bravi con le chiacchiere e amiamo tanto i chiacchieroni…lì sposiamo, lì votiamo.
Ma attenzione, nella versione odierna non c’è posto neanche per Dio.
Anzi si, per un nuovo Dio: l’economia, il lavoro, il denaro. Peccato che il lavoro stia sparendo, la famiglia quella reale sia da tempo diversa da quella depositata all’anagrafe (mai sentito parlare di nuclei unipersonali? In Svezia sono tutelati da cinquant’anni!) e lo Stato lo si veda eccome, in quelle auto lampeggianti, guidate da pattuglianti sempre meno convinti e motivati, che eseguono ronde costanti nelle strade facendo alzare vecchietti dalle panchine e intimando alle persone di “stare a casa”.
Lavora (se concesso), produci (oggetti, cibo, palazzi…non arte, cultura, istruzione), compra, consuma, espelli, ricomincia.
“Bisogna stare a casa“.
Eccolo il mantra del 2020, il dogma del momento, la preghiera in salsa assolutista recitata non solo dalle autorità, ma da milioni di zombie che non attendevano altro (erano 80anni che erano in letargo) di seguire le regole, obbedire all’autorità, denunciare il vicino e magari l’amico. Mai il “congiunto”. La famiglia è sacra.
In fondo se non hai una vita, non possono toglierti libertà e passioni. Se non hai progetti, lo “schema quarantena” sembra niente male per dare un senso alla propria giornata. Non hai valori? E allora salute e sopravvivenza rappresentano ottime leve per riempire un quotidiano piatto e ripetitivo.
L’occasione storica per cambiare e la mancanza di coraggio
La storia che si ripete.
“Congiunti”.
L’unica “congiuntura” che conta è quella storica. Avevamo una grande chance per ricominciare da zero: ambiente, lavoro, società, salute, istruzione. E cosa facciamo?
Torniamo cinquant’anni indietro e nel temere di sbagliare restiamo fermi, guidati da capitani timorosi di una nave troppo complessa da governare per chi si è addestrato “in tempo di pace”.
Durante la seconda guerra mondiale, Churchill mandò a morire migliaia di giovani, chiese alla popolazione di sopportare indicibili sofferenze e alla fine salvò un continente dal nazismo (o forse l’intero pianeta) consentendo alla Gran Bretagna di diventare una delle più avanzate e progredite società del pianeta.
Risultato? Perse le elezioni del ’45 perché impopolare, perché aveva sacrificato troppo per i contemporanei, perché nell’immediato tutto sembrava eccessivo e ogni vita importante. Oggi, col senno di poi, lo riteniamo uno dei più grandi statisti mai esistiti.
Ci vuole poco a cavalcare il buonismo, i flash mob alle finestre, gli inni nazionali ostentati al balcone e gli arcobaleni inneggianti all’ottimismo. Ci vogliono invece gli attributi per scegliere di essere impopolari, ma salvare generazioni di cittadini e di giovani da un futuro di debiti e lacerazioni sociali.
Bisogna vivere nel presente ma con lo sguardo al futuro e la consapevolezza del passato.
In questo passaggio storico abbiamo dimostrato la nostra miopia culturale e la nostra fragilità sociale, creando un cocktail mortale di incompetenza, buonismo e idiozia da social network.
Un popolo di navigatori…si, ma da mare piatto e smartphone.
Di poeti ed artisti…ridotti alla fame.
Di trasmigratori. Si, ottima idea.Trasmigrare. Ma la prossima volta non chiedete ai giovani di restare o tornare indietro.
Ogni cervello che valga la pena di tutelare l’abbiamo definitivamente messo in fuga.
Comunicatore, event manager e formatore.
Con un background da executive manager, da anni ha concentrato le sua attività in formazione, event management e comunicazione.
E’ sommelier e wine communicator, nonché docente enologico in corsi ed eventi enogastronomici.